L’apnea, o la pesca in apnea, sono discipline che affascinano molti amanti del mare e degli sport acquatici. Poiché si esplorano le profondità marine trattenendo il respiro senza l’ausilio di apparecchiature respiratorie, uno degli aspetti tecnici fondamentali è la compensazione.
Compensare significa ripristinare il volume di aria all’interno dell’orecchio medio al fine di evitare traumi determinati dall’aumento della profondità. Se in risalita l’orecchio espelle automaticamente l’aria in eccesso grazie alla tuba di Eustachio, in discesa questa operazione deve essere compiuta volontariamente dall’apneista.
In questo articolo, esploreremo l’importanza della compensazione in apnea e forniremo alcuni consigli utili per migliorarne la tecnica.
Cos’è la compensazione in apnea?
Come anticipato poche righe fa, durante la discesa in apnea, la pressione dell’acqua aumenta man mano che ci si avvicina alle profondità marine, per essere precisi 1 atmosfera (1 bar) ogni 10 metri di profondità. Questo aumento di pressione determina una diminuzione del volume di aria presente nell’orecchio medio, per via dell’introflessione del timpano, generando, qualora non venisse ripristinato il volume di aria, una sensazione di dolore e, nei casi più gravi, danni a carico del timpano o dell’apparato uditivo. Questo fenomeno di riduzione del volume di aria determinato dall’aumento di pressione è noto come legge di Boyle. Il principio fisico/matematico viene espresso nella formula P*V=K (Pressione e Volume devono rimanere costanti). In altre parole, in un gas (aria), a temperatura costante, il prodotto (la moltiplicazione) della pressione e del volume deve rimanere uguale; pertanto, all’aumentare della pressione deve, per forza di cose, il volume diminuisce.
Tecniche di compensazione:
Esistono diverse tecniche di compensazione che gli apneisti possono utilizzare durante la discesa e la risalita. Ecco alcune delle più comuni:
Manovra di Valsalva: questa tecnica prevede di tappare il naso, spingere l’aria con l’addome tenendo la glottide e il palato molle aperti mentre la bocca è chiusa. Ciò aumenta la pressione nell’albero respiratorio, cavo orale, rinofaringe sino ad arrivare all’orecchio medio, consentendoci di compensare le orecchie. Banalmente si spiega semplicemente dicendo alla persona di tappare il naso e soffiare. Per motivi fisiologici, che qui non staremo ad approfondire, questa manovra è inefficace oltre i 6 (sei)-8(otto) metri di profondità (il range può aumentare o diminuire di poco in base ad alcune variabili). Lo sforzo espiratorio richiesto per compensare le orecchie oltre dette profondità è talmente grande da rendere, di fatto, impossibile compensare oltre dette quote.
Compensazione Frenzel: la tecnica di Frenzel implica l’utilizzo della lingua per spingere l’aria nella zona rinofaringea, luogo ove si trovano le tube di Eustachio, al fine di consentire l’ingresso di aria nell’orecchio medio. A differenza della Valsalva che si esegue a glottide aperta, la Frenzel si esegue tappando il naso, chiudendo la glottide, aprendo il palato molle e spingendo aria con la lingua nel rinofaringe. La sovrappressione generata con la lingua consentirà alle tube di aprirsi. La difficoltà di questa manovra è costituita dalla necessità di imparare a muovere correttamente la lingua, di controllare il movimento della glottide, che deve essere chiusa, e del palato molle, che deve essere aperto. E’ facilmente intuibile che detta tecnica compensatoria richieda un po’ di pratica ma, differentemente dalla valsalva, è molto efficace e permette di raggiungere profondità elevatissime.
Compensazione Hands Free: durante la discesa, l’apneista muove volontariamente dei muscoli che sono deputati all’apertura delle tube di Eustachio e, automaticamente, l’aria entra nell’orecchio medio che si compensa. E’ una manovra che richiede molto tempo e pratica per essere appresa e a profondità rilevanti diventa difficile da eseguire.
Compensazione Mouthfill: l’apneista esegue una manovra molto simile alla Frenzel ma, a differenza di quest’ultima, il cavo orale viene riempito di aria (la bocca deve essere gonfia come se fossimo un trombettista), e la sovrappressione viene esercitata in questo modo: in una prima fase dalla chiusura della mandibola, poi dalle guance e, in ultimo, dalla lingua.
Differentemente dalla Frenzel dove il movimento della lingua è a intervalli, nel mouthfill la compensazione è costante durante tutta la discesa. Come per la manovra di compensazione Frenzel questa tecnica molto avanzata consente di raggiungere profondità considerevoli.
Importanza della compensazione in apnea:
La compensazione in apnea è di vitale importanza per garantire la sicurezza e il comfort durante l’immersione. Un’adeguata compensazione riduce il rischio di barotraumi alle orecchie o a carico dei polmoni (edemi polmonari). Inoltre, una compensazione efficace migliora le prestazioni in apnea consentendoci di raggiungere profondità maggiori e di rimanere sott’acqua per periodi più lunghi.
Sei consigli per una corretta pratica della compensazione in apnea:
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Pratica quotidianamente esercizi a secco. La compensazione richiede pratica per diventare una tecnica naturale. È consigliabile esercitarsi regolarmente in superficie facendo ginnastica tubarica. Esistono numerosi strumenti che consentono di allenarsi fuori dall’acqua e di aumentare sensibilmente la capacità compensatoria.
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Dedica delle sessioni di allenamento specifiche per la compensazione in acqua. Ci sono numerosissimi esercizi che si possono fare per migliorare il controllo della glottide, della lingua e di tutte le strutture anatomiche/muscolari coinvolte.
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Ricordati di compensare la maschera! Una regola d’oro che bisogna sempre seguire è la seguente: prima compensa la maschera poi le orecchie. Se la maschera è schiacciata sul volto il palato molle tenderà a chiudersi rendendo, di fatto, impossibile compensare le orecchie.
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Compensa in anticipo. È importante compensare prima di arrivare al dolore. che la pressione diventi troppo intensa. Iniziate a equalizzare le orecchie già durante la fase di decelerazione della discesa.
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Ascolta il tuo corpo: Ogni persona è diversa, quindi è essenziale ascoltare il proprio corpo e non forzare la compensazione. Se si sperimenta dolore o difficoltà, è meglio risalire e riprovare al tuffo successivo.
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Rilassa il corpo: il rilassamento è una delle componenti che influenzano maggiormente la compensazione. Se sarai rigido, con la testa in iperestensione (che guarda il fondo) la compensazione sarà estremamente più difficoltosa.
Per concludere, è importante dedicare tempo all’apprendimento di una corretta tecnica compensatoria e alla sensibilizzazione delle varie strutture anatomiche coinvolte. Il fai da te è fortemente sconsigliato perché solo un operatore esterno può individuare determinati errori che possono facilmente sfuggire. Allenarsi senza supervisione aumenta unicamente il rafforzamento degli errori che diventano sempre più difficili da correggere. Se non hai mai frequentato un corso di apnea e ti immergi da autodidatta ti consigliamo di farne uno o, in alternativa, partecipa a uno stage dedicato interamente alla compensazione. Non aver timore di iniziare dalle basi. Spesso si apprendono più cose in un corso/stage base che in uno avanzato dove si lavora sui dettagli.